
Autore: Banca Widiba
Data di pubblicazione: 24 giugno 2025
Banche centrali: tra lievi movimenti e lunghe pause
Mentre volatilità e incertezza investono il mercato a meno di due settimane dal 9 luglio, data in cui i dazi dovrebbero vedere definitivamente la luce, e le tensioni in Medio Oriente si sono allargate fino all’Iran, le principali banche centrali sembrano invece avvicinarsi ad un nuovo allineamento, anche se solo momentaneo.
Banca centrale europea: nuovo taglio o ultimo taglio?
Andando in ordine, il 5 giugno si è riunita la Banca centrale europea che ha optato per un nuovo taglio dei tassi di interesse di 25 punti base, l’ottavo consecutivo per essere precisi, portando così i tassi di riferimento al 2%. Sicuramente non si è trattata di una sorpresa, il taglio – già ampiamente previsto dai mercati – ha ricevuto un voto quasi unanime, con solo un membro del direttivo in dissenso.
Eppure, seguendo le parole della presidente, Christine Lagarde, la Bce potrebbe ormai essere in dirittura d’arrivo.
“Siamo fiduciosi? Sarebbe eccessivo dirlo. Siamo in una posizione favorevole, sì. Dopo il taglio di 25 punti base e con il percorso attuale dei tassi, siamo in una buona posizione. Ma ci attendono molte incertezze: non conosciamo l’esito delle trattative in corso, né il livello di ritorsioni che potrebbe essere deciso”, ha dichiarato in conferenza stampa.
“Quindi dobbiamo essere pronti. Valuteremo riunione per riunione, sulla base dei dati in arrivo. Come ho già detto, oggi siamo in una buona posizione. E secondo le nostre previsioni, l’inflazione tornerà al 2% nel 2027. Per il 2025 siamo già al 2%, nel 2026 scenderà sotto il target, principalmente a causa dell’andamento dei prezzi dell’energia e del valore dell’euro, secondo le nostre ipotesi attuali”.
Lagarde ha però rifiutato in ogni modo di sbilanciare le probabilità sulle decisioni della riunione di luglio.
Federal Reserve: tassi invariati, ma per quanto ancora?
Mentre i rendimenti governativi statunitensi faticano a tenere alto il ritmo e il presidente Trump continua a fare pressioni sul Governatore della Federal Reserve affichè tagli i tassi subito, Powell non si fa prendere dal panico.
Come già sottolineato nella riunione di maggio, infatti, sembra non esserci fretta nel tagliare i tassi dal momento che l’economia americana continua a mantenersi solida. Proprio in quest’ottica, nella riunione del 18 giugno la Fed ha mantenuto i tassi invariati e, al momento, le probabilità implicite nei contratti future mostrano che le chance di un primo taglio a luglio sono del 14,5%, mentre a settembre salgono al 55%. Gli operatori però sono sicuri che la Banca centrale statunitense interverrà solo se le condizioni economiche lo richiederanno in modo esplicito, evitando tagli basati unicamente su rischi ipotetici o spinta presidenziale. Anzi, proprio in quest’ottica, la decisione di mantenere invariati i tassi, rafforza la sua indipendenza e il suo impegno nei confronti del doppio mandato.
Settembre potrebbe però essere il momento giusto per iniziare una politica di tagli, dopo aver raccolto un numero sufficiente di dati e valutando appieno gli effetti delle politiche in essere.
Bank of England e Bank of Japan in pausa
Partendo dall’Europa, non ci sono dubbi sul fatto che il Regno Unito si stia ancora muovendo in ritardo rispetto all’Unione europea. Infatti, nonostante l’inflazione complessiva sia calata, in linea con le attese, passando dal 3,5% di aprile al 3,4% a maggio, l’obiettivo da raggiungere è ancora lontano. Proprio per questo, i policymaker rimangono cauti e il consensus indica un approccio attendista, mentre le famiglie continuano a subire sia la pressione dei prezzi che quella degli elevati costi di finanziamento. La Bank of England non sembra ancora pronta ad allentare la sua politica monetaria in modo più deciso e i dati del 19 giungo non hanno fatto che confermare questo. La BoE ha infatti mantenuto il suo tasso di interesse di riferimento al 4,25%, tornando sui suoi passi dopo il taglio da 25 punti base di maggio, il secondo dell’anno. Tuttavia, la scelta di mantenere i tassi fermi non è stata unanime, con un terzo del Comitato di Politica Monetaria che invece aveva votato per un nuovo taglio.
Spostando invece lo sguardo ad Oriente, la situazione è molto più semplice, il 17 giugno infatti, la Bank of Japan ha deciso all’unanimità di lasciare il tasso di riferimento allo 0,50%, confermando il livello più alto dal 2008. L’unica novità degna di nota è il cambio di atteggiamento nei confronti degli acquisti di obbligazioni sovrane giapponesi (JBG): l’obiettivo è quello di ridurli di 400miliardi di yen a trimestre fino a marzo 2026, poi a partire da aprile 2026, i tagli verranno rallentati a 200miliardi di yen per trimestre.
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